Intervento alla Conferenza ‘Craniosacrale e bambini’ (Ottobre 2012)
“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
Questo è ciò che dice la volpe al Piccolo Principe quando si stanno per lasciare.
E prima di questo c’è un altro passaggio interessante, quando la volpe chiede al Piccolo Principe di essere addomesticata, così da diventare amici, e lui le dice: “Ma come si fa? Che cosa bisogna fare?” ; e la volpe: “Bisogna essere molto pazienti. All’inizio ti metterai seduto un po’ lontano da me ed io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole possono essere fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”.
Il Piccolo Principe torna il giorno dopo e la volpe: “Sarebbe stato meglio tornare alla stessa ora! Se tu vieni tutti i pomeriggi per esempio alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice e con il passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…. Ci vogliono i riti, sono quelli che fanno un giorno diverso dagli altri”.
Mi capita sempre più spesso di lavorare con i bambini. Dai neonati ai dieci-dodici anni circa.
La cosa più importante che questo lavoro con loro mi ha insegnato è la semplicità: i bambini sono semplici, amano le cose semplici.
Per questo ho sentito ancora maggiormente il bisogno di entrare in uno spazio di semplice umiltà, che mi permettesse di mettere davvero da parte tutte quelle conoscenze più specifiche a favore di un ascolto più semplice, più ‘essenziale’, ma anche molto più profondo.
All’inizio del mio percorso non è stato facile l’approccio con i bambini (soprattutto con quelli molto vivaci), poiché in qualche modo cercavo di applicare con loro la stessa esperienza che avevo con gli adulti ed ovviamente questo non funzionava molto.
Allora mi sono come arresa, rilassata ed ho iniziato a dare loro maggiore fiducia, a farmi guidare in cosa loro sentivano maggiormente il bisogno di ricevere.
E piano piano ha funzionato sempre di più.
Vorrei adesso descrivervi a grandi linee il mio modo di lavorare con neonati e bambini più grandi e poi raccontarvi di alcuni casi.
Prima di tutto, indipendentemente dall’età dei bambini, vorrei sottolineare l’importanza della nostra presenza, come operatori, di assestarsi nella Quiete, in uno spazio compassionevole di ricezione e consapevolezza della Respirazione Primaria.
E’ attraverso la risonanza con questa Quiete che il Sistema Nervoso del bambino impara a rallentare.
Quindi partendo da questo spazio interiore di quiete, iniziamo ad orientarci al corpo fisico e poi ad un campo più ampio, il corpo fluido, per poi espandersi al corpo della marea.
A questo punto negoziamo un contatto e ci sincronizziamo con il sistema del bambino, restando orientati alla Respirazione Primaria e al processo emergente.
Non è detto che il contatto avvenga in forma fisica, ma può essere anche intenzionale.
Lasciamo semplicemente che il sistema del bambino si approfondisca sempre più nel vasto campo di percezione della Respirazione Primaria.
Attendiamo pazientemente, affidandoci alla Respirazione Primaria e fermandoci nella Quiete, ovunque la percepiamo: ricordiamoci che un processo di guarigione può emergere da ogni livello della Respirazione Primaria e della Quiete Dinamica.
Quando lavoro con i neonati, prima di tutto invito la madre a trovare un posto comodo e piacevole dove sedersi o distendersi ed in caso di bisogno allattare il piccolo o tenerlo vicino a lei.
Prima di fare un contatto con il neonato, trovo anch’io una mia posizione comoda vicino a loro e inizio ad assestarmi, fare uno scanner del mio corpo, percepire la mia Linea Mediana ed allargare la percezione del campo.
Restando sempre in ascolto della Respirazione Primaria, chiedo in silenzio il permesso di entrare nel loro spazio ed attendo con calma un invito, che a volte è molto chiaro e a volte invece come un po’ esitante, indeciso, timoroso.
A questo punto mi avvicino piano a fare un primo contatto dove sento che il piccolo mi sta invitando e resto lì sempre orientata alla Respirazione Primaria, mantenendo un campo di ascolto molto ampio.
A volte posso restare in quel contatto per quasi tutta la sessione, altre volte il neonato mi trasmette il bisogno di essere contattato in un’altra zona del suo corpo oppure si aggiusta da solo sulle mie mani, le respinge o le sposta. Seguo ed accolgo i suoi bisogni.
Spesso, quando il neonato si sente davvero ‘a posto’, sopraggiunge un grande sospiro o comunque esprime in un suo modo particolare come un: ‘ecco, proprio così!’.
Nella mia esperienza ho imparato che non vi è una regola fissa per tutti, ma che anche la percezione dei vari campi cambia a seconda di ciò che sento che l’altro ha più bisogno.
Per cui non è detto che restare in un campo di percezione ampio sia sempre idoneo al momento lì presente, alla necessità del neonato in quel momento della sessione. Ed ovviamente questo può cambiare anche varie volte durante il trattamento stesso.
La presenza/attenzione include comunque tutti i campi di percezione e non è focalizzata interamente su uno di essi.
Dopo il trattamento trovo importante salutare i neonati ed i bambini, comunicando loro se e quando ci rivedremo.
Loro si ricordano e ci riconoscono subito le volte successive; sentono e comprendono molto bene la Biodinamica Craniosacrale.
Il lavoro con i bambini più grandi è un po’ diverso ed ha bisogno spesso di un approccio differente.
Soprattutto la prima o le prime volte, come dice la volpe, bisogna essere molto pazienti e ‘restare un po’ lontani’, finché ci possiamo avvicinare sempre un pochino di più.
Alcuni dei bambini più grandi che ho trattato hanno da subito gradito il Craniosacrale, per cui quando arrivavano, dopo avermi raccontato le loro impressioni ed esperienze, si stendevano molto volentieri sul lettino, a volte restando in ascolto di ciò che percepivano nel corpo e riferendomelo durante o dopo la sessione.
Qualche bambino (mi ha riferito la madre) si segnava la data dell’incontro successivo sul proprio diario e mostrava entusiasmo già il giorno prima di venire all’appuntamento.
Con altri bambini (soprattutto quelli più piccoli) non è facile, ma neppure indispensabile, lavorare sul lettino, per cui mi sono ogni volta inventata un approccio che incontrava il loro modo di esprimersi.
Nel mio studio ho a loro disposizione dei giocattoli, dei pupazzi e dei colori e fogli per disegnare.
Quando un bambino è molto ‘vivace’, creo maggiormente uno stato di quiete dentro di me e lentamente espando il campo di percezione della Respirazione Primaria, includendo anche il suo. Questo mentre lascio che lui possa esprimersi disegnando o giocando e, interagendo con lui, cerco di aiutarlo a portare la sua attenzione verso le sue sensazioni corporee.
Per esempio: se sento che il bambino sta vivendo un’emozione (paura, tristezza, rabbia, delusione, preoccupazione, etc.) gli chiedo dove sente che si trova questa emozione/sensazione nel suo corpo e se desidera un contatto proprio lì, oppure se preferisce disegnarla su un foglio scegliendo il colore che maggiormente la rappresenta.
Normalmente mentre il bambino sta giocando, disegnando o raccontando qualcosa, cerco di negoziare un contatto, chiedendo il suo permesso.
Capita anche che dopo un po’ il bambino si incuriosisca del lavoro sul lettino e voglia lui stesso provare, ma, ripeto, non è assolutamente necessario.
Per cui, se vogliamo possiamo stabilire dei punti precisi su cui basarsi in generale quando trattiamo i bambini:
- non voler seguire alcun programma o protocollo;
- prepararsi: meditazione, centratura, Linea Mediana, etc.;
- includere i genitori ed i familiari nel trattamento;
- fare in modo che la stanza sia confortevole per un bambino (giochi, libri, colori e carta, etc.);
- lavorare con il Campo e non con posizioni particolari delle mani;
- attendere di essere invitati a fare un contatto (i bambini esprimono molto chiaramente quando non vogliono!);
- affidarsi alla Respirazione Primaria !
A questo punto vorrei riportare alcuni casi.
Bernardo, un mese e mezzo, non riusciva ad abbandonarsi al sonno, per cui non dormiva quasi mai, se non facendo tanti piccoli pisolini solo a stretto contatto con la madre.
Passava le giornate attaccato al seno o in braccio ai genitori con gli occhi completamente spalancati.
Quando li ho incontrati la prima volta la madre era veramente esausta, disperata, stanca.
Al primo incontro ho subito percepito che Bernardo non si fidava molto. Allora sono rimasta quasi tutto il tempo vicina tenendo un campo di percezione piuttosto ampio e sintonizzandomi semplicemente con la Respirazione Primaria.
Sentivo il suo sistema come ‘compresso’, ‘impaurito’, come se non riuscisse proprio a rilassarsi completamente, ad abbandonarsi; c’era come una sorta di bisogno di stare vigile tutto il tempo, di tenere sempre il controllo.
Ho chiesto alla madre com’era andata la gravidanza e se aveva vissuto delle perdite (aborti spontanei) prima di Bernardo; lei ha realizzato che proprio a causa di una precedente perdita aveva passato i primi mesi della gravidanza con molte preoccupazioni e tensioni.
Dopo i primi due trattamenti Bernardo mostrava ancora più agitazione e come una sorta di tormento, ma poi piano piano ha iniziato ad affidarsi, a ricevere con piacere il mio contatto a richiederlo lui in specifici modi.
Un giorno durante il trattamento ho percepito molto chiaramente che un’importante cambiamento era avvenuto.
C’è stato un momento di Quiete così intenso e così profondo, che per un lunghissimo istante anche la natura e la vita fuori dalla finestra sembravano essersi fermate.
Da allora Bernardo ha iniziato a dormire e mangiare a ritmi più regolari, ma soprattutto a stare sempre più momenti anche da solo nella sua culla.
La sua inquietudine si è completamente dissolta.
Quando ho lavorato con lui in modalità Biodinamica, ho semplicemente seguito il ritmo della Respirazione Primaria, ampliando i campi di percezione dalla zona A (il corpo) alla zona D (la natura, fino all’orizzonte) seguendo il bisogno di Bernardo in ogni momento ed affidandomi completamente al Respiro della Vita.
Riporto qui di seguito il commento della madre di Bernardo:
“Sono la mamma di Bernardo, un piccolo bambino che oggi ha 3 mesi e mezzo.
Ho avuto una gravidanza regolare anche se densa, nei primi mesi, di paure da perdita, viste precedenti esperienze.
Dentro la pancia l’ho sempre percepito sereno, tranquillo e in ascolto profondo dei miei messaggi.
Bernardo è nato di parto naturale, un bellissimo travaglio, fatto in parte in acqua, e con l’aiuto e presenza costante del suo papà.
Bernardo è nato molto rosso e alle dimissioni ci volevano trattenere per livelli alti di bilirubina. Ci avrebbero fisicamente separati, dunque ho firmato e siamo andati in un altro ospedale dove la fototerapia la faceva a stretto contatto con me.
Da lì le prime complicazioni…Un difficile inizio di allattamento e soprattutto una certa inquietudine che nel neonato era quasi costante. Ho trascorso tanto tempo nell’azione di consolare il mio bambino attraverso il contatto, l’uso della fascia etc.
Era come se ci fosse in lui una tensione da sciogliere.
Mi sono rivolta a Serena per provare il trattamento Craniosacrale.
Abbiamo fatto in tutto 8 sedute.
Le prime il piccolo reagiva con aumentata agitazione. Poi lentamente ho iniziato a notare dei cambiamenti, li sentivo anche durante i trattamenti, sentivo che riusciva a raggiungere momenti di profonda quiete mentre lo allattavo e le mani leggere della sua terapeuta lo aiutavano a mettersi in contatto con una dimensione di pace.
Una volta ricordo una sensazione di quiete totale e silenzio tutta intorno a noi…anche la natura sembrava per un attimo essersi messa in connessione con un silenzio di pace profondissimo. Forse è stato quello il momento della svolta.
I cambiamenti hanno riguardato prima il ritmo sonno-veglia: Bernardo si abbandonava malvolentieri al sonno…gli resisteva provocandosi così ancora più agitazione. Piano piano ha iniziato ad addormentarsi con più facilità e questo portava il risultato di maggiore tranquillità.
In modo sfumato Bernardo ha avuto sempre meno bisogno di consolazione, è come se avesse accettato di essere uscito dalla pancia, di essere venuto al mondo.
Ha percepito una maggiore fiducia in questo mondo e un’aumentata curiosità per esso.
Adesso Bernardo non ha più bisogno di essere costantemente in contatto con la mia pelle, riesce a stare nella sua piccola misura di autonomia, guarda al mondo sorridendogli, e vocalizzando la sua gioia di essere qua in mezzo a noi.
Siamo felici e onorati di questa esperienza di cura così sottile.
Grazie infinite Serena!”
Bernardo e la sua mamma
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Libero, dodici mesi, molto piccolo e minuto. Era molto debole ed aveva difficoltà a stare seduto, lo sguardo come perso nella nebbia, riflessi rallentati nell’interagire con il mondo esterno, mancanza di interesse e curiosità.
Libero mi ha subito accolta come se il bisogno di uscire da quell’involucro nebuloso fosse per lui di vitale importanza. Aveva bisogno di aiuto e in un suo modo lo stava chiedendo.
Nel negoziare il contatto mi sono sentita così attratta, quasi come l’incontro di due calamite.
Tutto il percorso con lui è stato per me molto commovente.
Percepivo il vasto campo della Respirazione Primaria come un immenso spazio di amore che sosteneva e regolava le intenzioni di guarigione che via via emergevano.
Tutto ciò che potevo fare era semplicemente ‘togliermi di mezzo’ ed affidarmi all’Intelligenza superiore della Respirazione Primaria.
Già dopo tre trattamenti Libero ha ripreso vitalità. Entrava nel mio studio, subito interessato a scegliere un pupazzo per portarlo con sé sul lettino dove si accomodava sdraiato con la madre, pronto a ricevere una sessione.
Ecco il commento della madre di Libero:
“Premetto che non è facile descrivere quello che con il cuore riesci a vedere, perché ho assistito ad un vero miracolo!
Libero è nato il 2 marzo 2011, a 38 settimane, di 1,650 kg, con parto cesareo.
Il basso peso del bambino ha, fin dall’inizio della gestazione, fatto dimenticare che quella era ed è la sua storia.
Siamo usciti dall’ospedale dopo 15 giorni, di cui 10 di incubatrice; il 16 marzo pesava 1,800 kg.
I primi sei mesi riusciva a crescere regolarmente ma dal 7° mese al 10°, tutte le visite pediatriche non davano mai risultati rassicuranti sulla crescita.
La linea era sempre sotto la norma, questo procurava ansia a me e al padre, non aiutando Libero a crescere in maniera autonoma e armoniosa.
Al controllo del 10° mese pesava 5,400 kg, il pediatra mi parlò di ormoni della crescita.
Questo ci allarmò, non volevo vedere altri dottori, sentire altri pareri, rientrare nel concetto di medicalizzazione.
Riconoscevo comunque le difficoltà del bambino che aveva nello stare seduto, nell’approcciarsi alle cose nuove, interagire con quello che gli stava intorno.
Un bambino sano che non aveva trovato un posto nel mondo.
L’unione che si era creata con l’allattamento all’improvviso era cambiata, dovevamo affidarci a qualcuno per non affogare ancora.
Mi sono affidata a Serena per dei trattamenti di Craniosacrale pochi giorni prima del primo anno di età del bambino.
Ricordo il primo trattamento come una presentazione del disagio: Libero era semplicemente stanco, aveva fatto molto per arrivare fino lì.
Io dovevo accettare la sua storia e lui sentirsi accettato.
Dopo i primi due trattamenti seguivano esperienze catartiche: scoppi improvvisi di pianto, irrequietezza, tristezza, confusione seguita da un sonno ristoratore da cui si risvegliava con atteggiamento positivo, nuovo e rilassato nei confronti della realtà. Una magia.
Sono bastati pochi altri trattamenti per dare voce alla salute del bambino che ha dato armonia e forza a tutte le espressioni del suo corpo.
A 15 mesi, dopo 3 mesi dal primo trattamento, era cresciuto 2 kg, camminava, insomma curiosava alla vita. Si era sbloccato!
Credo che il Craniosacrale permetta di far emergere il proprio vero essere, facendo vivere il presente.
Per noi è un inno alla vita. Grazie di cuore Serena!”
Milena
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Lorenzo, 4 anni, nato con cesareo alla 36^ settimana.
Gravidanza medicalizzata per patologia del sangue della madre.
Fin dalla nascita ha sofferto di otiti ed umori fermi e non sentendoci bene, ancora non riusciva bene a parlare.
Al primo incontro, Lorenzo era molto agitato, è voluto salire subito sul lettino, ma per farci i salti! Non riusciva a fermarsi e questo agitava anche la madre.
Mi sono seduta con lui sul tappeto ed ho iniziato a mostrargli un pupazzo, mantenendomi in ascolto della Respirazione Primaria.
Più mi assestavo nella quiete, più lui riusciva a calmarsi.
Poi è voluto salire di nuovo sul lettino, ma stavolta per distendersi.
Mi sono avvicinata piano ed ho fatto un contatto alla sua testa.
Lui si è calmato moltissimo, mi sorrideva e dopo un po’ mi ha preso le dita e le ha spostate sul suo viso, posizionandole su zigomi e mascella.
Non siamo rimasti molto a lungo in questa posizione, ma ho continuato a seguirlo, seduto sul lettino mentre giocava con il pupazzo.
La sua mamma, che era seduta lì vicino, era meravigliata nel vederlo così tranquillo.
Al nostro terzo appuntamento, Lorenzo mi è venuto incontro lanciandomi le braccia al collo. Poi è entrato nello studio e, mentre parlavo un attimo con la madre, si è tolto le scarpe, ha steso il lenzuolino di carta su tutto il lettino, mi ha chiesto se poteva prendere un piccolo cuscino ed aiutandosi con la sedia è salito sul lettino e si è disteso sopra, pronto per ricevere un contatto alla testa.
Stavolta è rimasto un po’ più a lungo disteso, calmo e in ascolto. Poi ha voluto mettersi seduto di fronte a me e ha detto di volermi fare lo stesso contatto sulla testa. Ho accolto volentieri la sua proposta.
Ovviamente, mentre eravamo nel contatto reciproco, ho continuato a tenere un campo di percezione ampio e ad orientarmi alla Respirazione Primaria.
E’ stato bellissimo, quando dopo un po’ che era concentrato a sentire il contatto delle sue mani sulla mia testa, le ha tolte e mi ha chiesto: “Stai meglio?” – Stavo ….. meglissimo!
Dopo il terzo incontro, dall’esame audiometrico è risultato che adesso Lorenzo riesce a sentire.
La madre dice che lui adora venire ai nostri incontri ed a casa pratica con tutti il Craniosacrale!
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